Noi occidentali siamo stati immersi nella competizione fin dall’asilo. Tutta la nostra società è fondata sul concetto di competizione.
Tutto da noi è competizione. Lo sport è competizione. Non dovrebbe essere così. Lo sport dovrebbe essere educazione e formazione e non solo competizione. Dovrebbe insegnare l’arte della disciplina e dell’automiglioramento. Dovrebbe abituare ad accettare le sconfitte, a cercare di migliorare i propri limiti. Dovrebbe educare a vincere con il rispetto delle regole, con il fair play.
Invece nella testa degli adulti e dei genitori, la sola cosa che conta è vincere. Vincere con qualsiasi mezzo. Non c’è traccia di formazione ed educazione, ma solo di acquisizione di “status”, di soddisfacimento dell’EGO dei genitori. Ecco che quindi, una volta adulti, questi giovani che si affacciano alle competizioni, non capiscono la legge dello sport, ma solo la legge della vittoria. Ed è quindi inevitabile poi ricorrere ad “aiuti” che siano la manipolazione di arbitri e giudici o la manipolazione del proprio corpo attraverso il doping. E nemmeno si rendono conto dell’aberrazione di questo modo di ragionare.
Anche la scuola è competizione. Ci sono voti, borse di studio, riconoscimento per i più bravi, classifiche. Ma anche qui abbiamo perso il “senso” della scuola. La scuola è prima di tutto formazione, formazione mentale, creazione di un popolo di persone che sa pensare, che sa capire, che sa approfondire. E’ la vera ricchezza di una nazione.
Dovremmo avere in massimo grado attenzione per la qualità della scuola. Dovrebbe creare un tessuto umano sano, ricco di potenziale. Per avere un mondo migliore.
E invece la scuola è diventato solo un mezzo per acquisire denaro e potere. Ed anche qui, fin dai primi anni si compete per dare ai propri figli le scuole migliori e più titolate, non perché siamo interessati alla formazione dei nostri figli ma perché siamo interessati alla loro futura capacità di fare soldi. Di accumulare potere. Di distanziarci dagli “altri” , per creare nuove classi.
Tutti questi sono giochi dell’EGO. Desiderio di primeggiare, essere in cima alla scala economica e sociale é solo un altro modo per essere discriminatori, in fin dei conti, razzisti.
Lao Tsu dice: agire, non competere. I risultati si raggiungono con l’azione, non con la competizione. Quando si sa agire, si ha competenza, si ottiene sicuramente un risultato. Quando si sa vincere non è detto che si raggiunga un risultato: si può semplicemente vincere distruggendo l’altro competitore, ma non è detto che il vincitore sia migliore del vinto.