Il metodo EDA opera sulla struttura del pensiero e del linguaggio che lo esprime.
Come abbiamo più volte sottolineato il pensiero è veicolato dal linguaggio anche quando rimane a livello mentale e non viene espresso.
Possiamo con una certa approssimazione dire che senza un linguaggio non si possa pensare…se non per immagini, suoni e sensazioni, ma il “significato” che diamo a ciò che sperimentiamo, è portato dal linguaggio.
Esiste quindi una diretta connessione, intima, costantemente saldata, tra pensiero e linguaggio.
Come chi ci legge già sa, il metodo EDA (Emotional Deprogrammino Approach) opera per mezzo del linguaggio al fine di modificare le strutture di pensiero e quindi anche per modificare in primis quelle “negative” responsabili degli stati d’animo sgradevoli.
Per fare questo il metodo EDA va alla ricerca di quelli che sono definiti in EDA, NED (Nuclei Emotivi Disturbanti)
I NED sono in buona sostanza ciò che la mente pensa ESATTAMENTE in un certo momento e che da’ esattamente lo stato d’animo corrispondente al pensiero collegato.
La forma dei NED può essere di QUALSIASI tipo e questo ne rende la ricerca l’aspetto più complesso della metodologia.
Avendo il linguaggio un suo preciso significato, ciò che mente pensa lo “realizza” creando le situazioni mentali che quel pensiero esprime.
Se ad esempio una persona sta pensando “ ho un terrore folle di quella cosa”, la saldatura tra pensiero e linguaggio farà realizzare quella cosa, e la persona proverà terrore.
Se una persona, di fronte ad una situazione che appare senza via d’uscita pensa “ non c’è niente da fare, è tutto inutile” creerà la convinzione che la frase esprime e sperimenterà lo stato d’animo relativo: la depressione.
Questo vale per tutti i pensieri-NED che la mente può produrre. E vale ancor di più se tali pensieri operano sotto il livello della coscienza e la persona non li riconosce e non li percepisce.
Il metodo EDA cerca questi NED e li affronta con una metodica abreativa, che consiste nel portare alla coscienza il NED e ripeterlo. Questo fa sì che il NED, dapprima carico dell’emozione che la frase manifesta, sotto l’effetto della abreazione vada a depotenziarsi e scaricarsi di energia, fino a diventare assolutamente innocuo ed ininfluente.
Questo approccio deprogrammativo funziona sempre, sistematicamente, a patto che il NED sia ben individuato e non solo approssimato. L’effetto che la tecnica ripetitiva ha sul NED è risolutivo. Nessun pensiero, anche il più negativo e sconsolante, può mantenere la sua energia sotto l’attacco della abreazione ripetitiva
Ragione per cui è in grado di risollevare ad esempio una persona cronicamente depressa in pochi minuti, sempre che il NED sia individuato correttamente.
Questo appare alla lettura incredibile, ma tale incredulità è dovuta al fatto che non si è mai studiata la mente da questo punto di vista…..Si è sempre pensato che la mente ragionasse per concetti e quindi manipolando i concetti si ottenessero facilmente variazioni nella struttura del pensiero e del comportamento.
Ma non è così.
La mente, parliamo di quella emozionale e non di quella razionale, pensa per emozioni-parole e lega questi due elementi in modo preciso, saldandoli in simbiosi.
Lo sforzo fatto dalla psicologia di operare con la logica, la comprensione dei comportamenti (es: tu reagisci così perché hai avuto un influsso dai tuoi genitori che ti hanno reso difficile prendere decisioni) sperando che il pensiero razionale rielabori il significato e si liberi del comportamento indesiderato, NON funziona, per la semplice ragione che la mente emozionale, anche se informata della causa del suo comportamento, continuerà a “pensare” ogni volta che deve prendere una decisione “non sbagliare!!!” e tale comando (NED) si attiverà indipendentemente dal pensiero dell’altra mente che dice: puoi decidere.
In EDA ci limitiamo ad attaccare il NED che dice “non sbagliare” e lo deprogrammiamo. Dopo di ciò la persona potrà decidere senza impedimenti.