Tutti pensiamo. Siamo abituati a farlo cosi automaticamente che non ci poniamo mai la domanda: ma cosa è il pensiero?
Potremmo chiederci: beh, non è poi così importante porsi questa domanda, no? Il pensiero c’è e ce lo teniamo…che importa di chiederci cosa esso sia.
Importa invece, perché capire cosa sia il pensiero, significa conoscerlo meglio e conoscerlo meglio significa co
ntrollarlo, imparare a gestirlo, padroneggiarlo.
Tutto ciò che viene pensato “crea” il mondo.
Il pensiero ha prodotto tutto ciò che esiste nella vita dell’uomo, ma non solo, il pensiero da’ forma al nostro vivere sociale, da’ forma a come noi interpretiamo la realtà e struttura quello in cui noi crediamo, quello di cui abbiamo paura, quello che desideriamo, quello che temiamo.
Attraverso la creazione di ciò che pensiamo nasce ciò che preferiamo e ciò che avversiamo, ciò che non amiamo, ciò di cui abbiamo paura.
Attraverso la creazione di queste categorie noi creiamo il nostro più e il nostro meno, la nostra sofferenza e la nostra felicità,.
Sapere cosa è il pensiero è molto importante.
Prima di tutto occorre tenere presente una cosa: il pensiero è essenzialmente linguaggio. Non si può pensare senza una lingua che esprimere il pensare. Quindi si pensa attraverso il linguaggio e grazie al linguaggio. Non è ovviamente necessario che il linguaggio venga verbalizzato…questa fase è dovuta solo alla decisione della persona di fare sentire il proprio pensiero, o, nel caso della scrittura, alla decisione di far conoscere ad altri attraverso un mezzo differente.
Esistono anche altre forme di comunicazione che apparentemente non usano il linguaggio, come la musica, le arti figurative, e anche la matematica. Ma la musica è un linguaggio emozionale e le arti figurative come la pittura, la scultura, la fotografia e il cinema, sono linguaggio visivi, che accedono comunque a significati che hanno in comune con il linguaggio. Questo è così vero che anche per la musica e le arti visive è possibile trasmettere con il linguaggio cosa una musica o un quadro “trasmettono”. Per fare ciò usiamo sempre il linguaggio.
Il linguaggio è dunque lo STRUMENTO del pensiero. Vi è una completa compenetrazione tra pensiero e linguaggio, al punto che uno non può sussistere senza l’altro.Bene. Ma il linguaggio da cosa è “composto”?
Il pensiero può essere composto da “significato”, oppure da significato ed emozione.
Facciamo un esempio: l’automobile ha quattro ruote. Questo pensiero contiene in sé solamente il significato. Dà un’informazione: ci dice che l’automobile ha quattro cose tonde sotto di essa, che servono par farla procedere. In questa affermazione non vi è espressa alcuna emozione. E’ come dire che la sedia serve per sedersi.
Vi è poi un tipo di pensiero che ha al suo interno anche un’emozione.
Esempio: L’automobile è pericolosa.
In questo caso abbiamo dato un attributo all’oggetto automobile definendo un giudizio di valore sull’oggetto stesso. Abbiamo accoppiato ad un concetto puramente semantico, un valore emozionale, affermando che essa è pericolosa.
Perché questa è un’affermazione anche emozionale? Perché alla definizione di “pericolosa” associamo un altro termine che è carico di emozione: morte. Infatti la pericolosità di un oggetto può essere definita solo in base ai danni che essa può arrecare e al cui culmine ultimo vi è la morte.
Il pensiero “emozionale” è composto da due elementi, di fondo. Significato ed emozione.
Ciò che rende il linguaggio così impattante per la psiche è proprio la sua portata emotiva. Se ad esempio dico: “stai attento a ciò che dici perché ti denuncio” oppure dico “ se fai questo ti lascio qui da solo”, esprimo due minacce che ritengo possano spaventare chi le ascolta. Sto cercando di immettere paura in chi ascolta. E’ di tutta evidenza che se invece dico: oggi è martedì e domani sarà mercoledì, non spavento nessuno…
Quindi il pensiero è portatore e creatore di emozioni che possono essere anche distruttive e danneggiare notevolmente chi è oggetto dall’esterno o dall’interno di “pensieri” negativi, invalidanti che vengono “accolti” e considerati veri dalla mente che li recepisce.
La via pertanto per uscire da situazioni insoddisfacenti, da incapacità, o addirittura da sofferenza, è quello di individuare con precisione quali “pensieri” carichi “emozionalmente” stanno disturbando la mente e le capacità di una persona ed affrontarli con costanza fino al loro indebolimento e successiva cancellazione.
Cancellare la carica di emotività insita nel linguaggio, soprattutto l’emotività “negativa” è la strada per dare più libertà alla mente.
(Sergio Davanzo – EDA Personal Coaching)