Quando provi un sentimento triste (avidità, speranza, aggressività, paura, invidia, ecc.) non pensare che sia tu ad avere questa emozione. Riconosci invece l’esistenza di un parassita emozionale. Se rimuovi, o se neghi, o se credi, o se fuggi, o se obbedisci a questo sentimento, il meccanismo dell’assuefazione si mette in moto. La trappola della dipendenza si chiude.
Se tenti di sbarazzarti della sofferenza, questa farà presa salda sulla tua anima. Attenzione! si gioca tutto in una frazione di secondo. Non appena senti la sofferenza (e anche la speranza è una forma sottile e particolarmente virulenta di sofferenza), accoglila, accettala, gustala, osservala in piena coscienza, poi lascia che se ne vada da sé.
[…]Tratto da Levy, “il fuoco liberatore” di Pierre Levy
COMMENTO DI EDA COACHING
Questo pezzo di Levy, esprime un approccio molto vicino a quello che EDA Coaching propone. Quando si avverte una situazione di disagio nel contesto di una situazione di lavoro o personale, le reazioni che tutti normalmente mettiamo in atto sono sostanzialmente quelle elencate da Levy: si fugge dal disagio, lo si nega, lo si evita o lo si subisce. Tutte queste reazioni non sono però adattive e il disagio si ripresenterà all’occasione successiva. In EDA invece si percorre una strada molto più simile a quella indicata da questo post. Il disagio che si manifesta viene accolto e pienamente accettato, identificato nella sua intima struttura (NED) e poi trattato con la tecnica EDA. Il risultato sarà quello di “depotenziare” il senso di disagio (irritazione, paura, aggressività) e portare il disagio ad essere cancellato. E’ un approccio simile a quello usato nello Judo, dove si tende ad usare la forza dell’avversario per sconfiggerlo.