il manuale EDA

E’ ora disponibile in formato e-book il completo manuale  di applicazione di  EDA. Sulla scorta delle esperienze maturate nell’applicazione ai casi concreti, è stato redatto il manuale per la teoria e la prassi dell’applicazione di EDA.

Questa pubblicazione viene incontro a chi  predilige l’approfondimento personale in completa autonomia e desidera avere sotto mano tutto l’argomento in ogni momento.

Il manuale è completo e dettagliato. Dopo una prima parte che illustra cosa è EDA da un punto di vista metodologico, a che famiglia di tecniche appartiene e quale filosofia la guida, il testo si addentra nelle tecniche applicative pratiche, analizzando diverse categorie di NED che l’esperienza ha dimostrato di essere particolarmente presenti nella maggior parte dei casi. Qui a fianco c’è il link per chi desidera procurarselo.

Vi è una parte poi dedicata alle diverse dipendenze psicologiche ed anche qui vi sono indicate modalità di approccio molto concrete e immediatamente applicabili.

La chiusura è stata dedicata alla possibilità di accedere a stati emotivi maggiormente gratificanti che si possono sempre più avvicinare una volta liberatisi dai NED maggiormente fastidiosi e spesso anche invalidanti.

Si consiglia caldamente di dotarsi di questo manuale se si vuole affrontare il viaggio nella metodologia EDA con un “navigatore” efficace. Farà risparmiare moltissimo tempo nell’applicazione e nell’ottenimento di risultati tangibili e quindi anche in qualità della vita, sotto tanti aspetti.

Una prima parte affronta la disamina degli approcci e spiega quali sono i principi teorici che strutturano il metodo, anche in relazione ad altre tecniche. Essendo di fatto una forma di meditazione dinamica è una tecnica molto adatta al mondo e al pensiero occidentale. Può infatti essere applicata mentre si passeggia, mentre si guida la macchina, mentre si fa footing. Non richiede pertanto, come lo yoga ad esempio, di uno spazio apposito, concentrazione, silenzio, e posture specifiche. EDA è una tecnica che opera sui livelli profondi dei processi mentali, e la sua applicazione è molto “meccanica”. Questa sua “meccanicità” è ciò che consente di assimilarne agevolmente le caratteristiche di funzionamento e progressivamente di rendersi autonomi nella sua applicazione. Il  coach diventa via via meno importante mano a mano che si acquisiscono le logiche e le tecniche di funzionamento.

dall’introduzione….

Ci siamo mai chiesti cosa è il pensiero? Come si forma? Come si modifica? Come si “pensa”?

Se diciamo una cosa banale come: voglio un gelato al limone, noi sappiamo bene a cosa stiamo pensando, vero? Se invece diciamo: “ voglio un gel al limone” abbiamo un’altra cosa, no? E ci chiederemmo…gel, per fare cosa? Per i capelli? Per il viso? Per preparare una torta?

Ebbene cosa è cambiato nel pensiero? Abbiamo solo tolto tre lettere: a, t, o. Eppure questo cambia tutto.

Banale? Apparentemente, solo apparentemente.

Perché questo ci dice una cosa molto importante, se la si sa leggere. E cioè che il pensiero è sostanzialmente linguaggio. Sappiamo dal linguaggio che gelato e gel hanno significati diversi e quindi noi pensiamo con il linguaggio. Non è quindi esatto dire che pensiamo e POI ci esprimiamo con il linguaggio. Non è così. Noi PENSIAMO direttamente con il linguaggio.

Bene e quindi questo cosa…..comporta per noi? Di che utilità è questa precisazione capziosa?

Comporta che senza il linguaggio NON si pensa. E che quindi il linguaggio e il pensiero sono la stessa cosa e, cosa ancora più importante, tutta la mente “pensa” con il linguaggio, vale a dire sia il conscio che l’inconscio.

Ma se questo è vero, allora il linguaggio è anche il protagonista dei “movimenti” del pensiero inconscio, ed è l’inconscio che da’ tutti quei comportamenti che non riusciamo a cambiare.

Tutti abbiamo abitudini, comportamenti, vizi e abitudini che facciamo fatica o che proprio non riusciamo a modificare…..Facciamo tanti sforzi per migliorarci, per crescere, per cambiare, per fare ed essere quello che vorremmo….., ma gli esiti sono spesso deludenti, parziali o anche assolutamente nulli.

Perché ciò avviene? Perché non sappiamo quali sono le parole, il linguaggio, del nostro subconscio ed inconscio. Non lo sappiamo. Noi avvertiamo in superficie che ci sono delle cose, emozioni , pensieri fastidiosi e non controllabili, blocchi, senso di incapacità, tristezza, rabbia, paura e così via, ma non riusciamo ad estirparle….o facciamo molta, molta fatica…

Ciò che davvero non sospettiamo ed individuiamo quasi mai è cosa il nostro inconscio pensi davvero…e quando dico davvero, intendo quali parole usi per esprimersi, perché anch’esso pensa. E pensa con il linguaggio.

Cosa è EDA? EDA è un mezzo, una dinamica mentale, una tecnica di meditazione dinamica, per guardare e vedere nell’inconscio e per scovare le sue parole, per scovare le parole del nostro inconscio, e una volta trovatele, semplicemente cancellarle.

dal capitolo II°

[…..] 2.1 – EDA e le convinzioni

Come è strutturata una convinzione? Cosa fa la differenza tra una convinzione forte ed una debole? La risposta ovvia è che la differenza la fa la certezza che in essa c’è. Già ma cosa è una certezza? Perché in effetti tutte le convinzioni sono certezze, no? E come si differenziano queste certezze?

Le certezze sono cose che hanno a che fare con la fede, non la fede religiosa (anche quella, certo, ma non solo), ma con la fede che “le cose stanno così”. Tutto il mondo medioevale era convinto, anzi certo, che la terra fosse ferma e che i cieli le girassero intorno. La certezza era tale che se qualcuno avesse osato mettere in discussione un tale dato “certo”, era considerato pazzo o indemoniato e quindi passibile di condanna a morte per “eresia”. Questa certezza si basava sul fatto che l’osservazione empirica vedeva che il sole nasceva all’orizzonte e tramontava dalla parte opposta….e nulla pareva più evidente del fatto che il sole….girava e la terra stesse ferma.

Come sapete per convincere che una cosa di questo tipo fosse sbagliata, ci volle molto, molto tempo e la maggior parte di coloro che erano convinti di ciò dovettero prima morire di vecchiaia, prima che le nuove idee prendessero piede.

In tempi più recenti le scoperte di Einstein sullo spazio-tempo ci hanno sgretolato un’altra certezza che pareva essere indiscutibile e cioè che il tempo fosse immodificabile, mentre è di fatto variabile in rapporto alla velocità…scoperta questa ancora non ben assimilata dalla gente comune.

Come si sgretola una certezza? Con l’evidenza della sua infondatezza, vero? Vero.

Nel campo delle questioni scientifiche, abbiamo che se dati indiscutibili dicono cose differenti da ciò che si credeva fino a quel momento, le persone tendono ad accettare la nuova “verità”. Questo avviene perché nelle questioni di scienza si ha che fare con dati certi e con ragionamenti razionali (non sempre in realtà, ma abbastanza spesso). E la ragione accetta che se una cosa non quadra più….c’è qualcosa che non va.

 Ma le cose vanno un po’ diversamente quando si ha a che fare con le convinzioni personali e le emozioni.

La ragione di questa “vischiosità” nel cambiare idea, è che quando sono in ballo le emozioni esse hanno a che fare sempre con una cosa molto importante che si chiama sopravvivenza. Rabbia, paura, angoscia e tutta la gamma delle emozioni dolorose sono dovute ad una sola e vera paura di fondo: morire.

Il problema con queste paure è che molto spesso si impadroniscono di noi anche se di fatto non hanno a che fare con pericoli imminenti e reali.

Un’emozione rafforza sempre notevolmente un concetto e, diversamente dalle questioni scientifiche e logiche, tende a rendere molto difficile “cambiare idea”.

 Se abbiamo paura per esempio delle altezze, ci potranno spiegare che non si corre alcun rischio ad andare sul terrazzo di un grattacielo, ed in effetti è così, ma la nostra paura ci bloccherà dal farlo. Allo stesso modo avviene con la paura dei luoghi chiusi, con la paura di viaggiare e così via. Sappiamo tutti bene che prendendo un ascensore non si corrono rischi e che sia molto più pericoloso attraversare una strada piena di auto, ma il nostro inconscio non la pensa così e ci “vieterà” di prendere l’innocuo ascensore. [….]

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