Il vittimismo è quell’atteggiamento che ha la funzione di deresponsabilizzare attraverso due schemi di fondo:primo, l’insoddisfazione, la frustrazione ed anche lo sconforto per il fatto che le cose non vanno come si vorrebbe, viene scaricata all’esterno, su persone o situazioni su cui non si ha o si afferma di non avere, il controllo.
Secondo, la possibilità di cambiare questa situazione diviene “impossibile” perché appunto le forze esterne (persone e situazioni) rendono impraticabile qualsiasi via d’uscita. Sotto il profilo di EDA i comandi che alimentano questo stato d’animo sono di questo tipo:
– “lui/lei non cambieranno mai”
– “la colpa è sua”
– “la colpa non è mia”
– “non ci posso fare niente”
– “non posso uscire da questa situazione”
– “il mio è un caso diverso”
– “sono sempre stato sfortunato/a”
– ” è colpa della mia educazione”
– “tutta colpa di mia madre/padre”
– “mi hanno sempre odiato”
– “ormai è troppo tardi per cambiare”
Come si nota sono tutte frasi in cui si crede, e in cui è costante un senso di impossibilità al cambiamento. Il vantaggio secondario, come si dice in psicologia, è quello di arrendersi senza sentirsi responsabili…è in effetti un meccanismo di difesa e di autoprotezione di fronte a situazioni che non si riescono a gestire. C’è da sottolineare che non si tratta di esprimere qui un giudizio su questi comportamenti che comunque non servirebbe a nulla, ma si tratta di mettere in evidenza un MODO di comportarsi che tutti,in misura differente, abbiamo. E’ una fotografia del comportamento della mente. Ci sono situazioni che possono essere oggettivamente di difficile soluzione, come ce ne sono altre in cui tali atteggiamenti sono solo scuse per non impegnarsi.
Come uscirne?
La PRIMA cosa è rendersi conto di questi meccanismi. Capire che si sta cercando di difendere una posizione al proprio interno psicologico. Ma la seconda, ancora più importante è riuscire a riconoscere COSA la mente dice per mantenerci nello stato in cui ci troviamo, e fatto questo DISSOCIARSENE.
Il principale problema che le persone incontrano è SMETTERE di credere ai propri pensieri. Quello che dico praticamente sempre nelle sedute di coaching, quando il mio coachee “scopre” di avere certe forme pensiero che prima non riusciva a vedere, è:ma tu sei padrone di questi pensieri? Si o No? Ed invariabilmente la risposta è no. E allora gli dico: ma se i pensieri sono tuoi, puoi scegliere di tenerli o cambiarli? E la risposta è sempre sì. Ed infatti ciò che noi pensiamo,se lo pensiamo noi, una volta che scopriamo che quel pensiero non ci piace più, possiamo abbandonarlo no? Ma se non ci riusciamo, se i nostri pensieri a noi non graditi non se ne vanno, come possiamo dire che siano nostri? Non lo sono. Sono parassiti che vivono dentro di noi ma NON sono noi. Questa è dissociazione. Smettere di credere che ciò che sia pensa sia vero.
Quando si comprende che ci sono cose che la mente fa per conto suo e si comincia a diffidarne, inizia il cambiamento.